Io, l’uncinetto e mia nonna Emma
In cucina ho allestito un altarino con la tazzina di mia nonna Emma, quella con cui beveva sempre il suo caffè (il piattino me l’ha rotto Zeus domenica!). Le presine che aveva realizzato all’uncinetto, il suo libricino di ricette di dolci, un ricamo con le sue iniziali, il suo Rosario e una candela. Avrei voluto conservare anche i vari “Oggi”, “Gente”, “Famiglia Cristiana” e tutte quelle riviste che risalivano ai tempi in cui Albano e Romina erano ancora una coppia, in copertina. Non so perché non li buttasse o non li comprasse di nuovi sostituendoli e, quando glielo chiedevo, alzava le spalle dicendo:” Non so”. Ma forse è per questo motivo che non ha mai realizzato che fosse arrivata Loredana Lecciso!
Nella libreria all’ingresso aveva esposto tutti i miei libri comprati personalmente anche sfidando la neve, camminando sotto i portici di Bologna da via Saffi fino a raggiungere le librerie in centro. Mia nonna Emma ha preparato i tortellini anche a novanta “e passa” anni (come diceva lei) e mi ha insegnato a tirare la sfoglia e tutti i segreti che conosco “a occhio”, ma come preparava lei le cose semplici, nessuno! La frittata di pasta, le melanzane al funghetto, ad esempio.
Vorrei che fosse ancora qui, accanto a me, vorrei chiederle quale fosse il suo segreto, ma non c’è più da due anni e non può rispondermi, se non in un modo tutto nostro, che non riuscirei nemmeno a spiegarvi. Lo fa ogni tanto facendosi prestare dal vento una carezza e l’ha fatto l’altro giorno quando lavoravo all’uncinetto. Era nella catenella che mi ha insegnato a fare da bambina, quando mi guardava fiera con i suoi enormi occhi blu sempre incantati sul mondo. Vorrei chiederle come facesse a lavorare guardando il tg senza distrarsi, vorrei chiederle se le piace il nome che abbiamo scelto per questo dono di Dio che sta arrivando. Ma, ripeto, c’è un solo modo che conosco per avere la sua risposta, ed è tutta qui, in questa cucina, in questa casa, nelle cose realizzate a mano.